80° Masters Augusta, Willet sorprende tutti e vince in Georgia
06/04/2016
L’inglese Danny Willett (nella foto) ha vinto con 283 colpi (70 74 72 67, -5) l’80ª edizione del Masters Tournament, primo major stagionale disputato sul percorso dell’Augusta National GC (par 72) ad Augusta in Georgia.
In un giro finale che sarà ricordato a lungo, tra un continuo susseguirsi di emozioni e sorprese, il 28enne di Sheffield ha superato il connazionale Lee Westwood e Jordan Spieth (286, -2), numero due mondiale e campione uscente, che era leader con cinque colpi di vantaggio a nove buche dal termine.
E’ stato anche il festival dei giocatori inglesi che sono terminati in cinque tra i primi dieci con Paul Casey quarto con 287 (-1), insieme a J.B. Holmes e a Dustin Johnson, con Matthew Fitzpatrick, settimo con 288 (par) alla pari con il danese Soren Kjeldsen e con il giapponese Hideki Matsuyama e infine con Justin Rose, decimo con 289 (+1) affiancato da altri due grandi sconfitti, oltre a Spieth, l’australiano Jason Day, leader del world ranking, e il nordirlandese Rory McIlroy, numero tre.
Ad incrementare le emozioni anche tre “buche in uno”, tutte realizzate alla 16ª (par 3, yards 181) nell’arco di un paio d’ore, dal sudafricano Louis Oosthuizen (15° con 291, +3), dall’irlandese Shane Lowry, 39° con 298 (+10), e da Davis Love III, capitano della squadra statunitense di Ryder Cup, 42° con 299 (+11). Singolare il modo in cui ha firmato l’ace Oosthuizen, la cui pallina ha urtato contro quella tirata in precedenza da J.B. Holmes, deviando e finendo a bersaglio.
In un major, dove conta realmente solo conquistare il titolo, forse gli unici che sono rimasti soddisfatti della posizione occupata sono stati due dilettanti: Bryson DeChambeau, a segno nell’US Amateur, 21° con 293 (+5), premiato con la medaglia, e il francese Romain Langasque, 39° con 298, che ha offerto un bel 68 (-4) a chiudere. E merita un grande elogio il campione tedesco Bernhard Langer, che ha iniziato il giro finale in terza posizione e in contesa per il titolo, salvo poi a pagare tributo ai suoi 58 anni scendendo fino alla 24ª con 294 (+6), stesso score dello svedese Henrik Stenson.
Da aggiungere alla lista dei delusi lo spagnolo Sergio Garcia, 34° con 296 (+8), Bubba Watson, 37° con 297 (+9), l’australiano Adam Scott, 42° con 299, Patrick Reed, l’inglese Ian Poulter e il tedesco Martin Kaymer, 49.i con 300 (+12), Keegan Bradley, 52° con 301 (+13), e il thailandese Thongchai Jaidee, 57° e ultimo con 307 (+19).
E’ andata anche peggio a coloro che sono usciti al taglio, caduto a 150 (+6): Phil Mickelson, 58° con 151 (+7), Zach Johnson e il sudafricano Charl Schwartzel, 63.i con 152 (+8), Rickie Fowler, Jason Dufner, il sudafricano Ernie Els, il nordirlandese Graeme McDowell e il fijiano Vijay Singh, 69.i con 153 (+9).
Jordan Spieth, come detto, a nove buche dal termine sembrava aver messo al sicuro il secondo Masters consecutivo non solo dall’alto dei cinque colpi di margine su Willett, ma anche per i sette giri di fila tutti al vertice, compresi i quattro del 2015. Peraltro quello che appariva come un pieno controllo era stato anche avallato dai quattro birdie consecutivi, dalla sesta alla nona buca, dopo il birdie e il bogey d’apertura, per un parziale di 32 (-4). Nel frattempo Willett si era portato in seconda posizione con due birdie e Dustin Johnson aveva cominciato a sprecare colpi sul green in quantità industriale, pur mantenendosi a galla (-1) rimediando a un doppio bogey con tre birdie.
In tre buche, però, quello che sembrava il Masters trionfale di Spieth si trasformava in un incubo. Bogey alla 10ª, bogey alla 11ª e palla in acqua alla 12ª (par 3), la seconda delle tre buche conosciute come “Amen Corner”, ancora una volta rivelatesi decisive. Poteva rimanere lo stesso in gioco Spieth, ma incredibilmente mandava ancora la palla nel lago, poi la tirava troppo lunga e quando è andato a fare i conti ha assommato un “sette” che l’ha relegato al quarto posto con un “meno 1” proprio mentre Willett, che era avanti, infilava alla 14ª il secondo di due birdie consecutivi (totale di -4).
“Sapevo - ha detto poi Spieth - di avere un vantaggio di cinque colpi, quindi ho pensato che il par sarebbe stato un risultato sufficiente sulle buche successive per vincere e forse questo è stato l’errore più grave. Non ho avuto contraccolpi dai due bogey alla 10ª e alla 11ª, perché in fondo non mi avevano prodotto danni gravi e sono arrivato alla 12ª forse un po’ troppo rilassato. Non ho fatto quel respiro profondo che sarebbe stato necessario, non mi sono concentrato nel modo giusto sulla linea che dovevo dare alla palla e l’ho pagata cara”.
Nel frattempo rinveniva anche Lee Westwood, che si metteva in condizioni di vincere finalmente il primo major, valore aggiunto ad una grande carriera, con un eagle alla 15ª, ma alla 16ª sbagliava tutto e il bogey (69, -3 con un eagle, quattro birdie, tre bogey) gli toglieva ogni chance soprattutto perché si abbinava al quinto birdie di Willett (67, -5 con cinque birdie), che in pratica ipotecava il titolo.
Dustin Johnson confermava di non essere in grado di gestirsi nell’ultimo giro di un major e si arrendeva alla buca 17 con un doppio bogey (71, -1 con cinque birdie e due doppi bogey). Non mollava invece Spieth, che con birdie alla 13ª e alla 15ª riproponeva la sua candidatura, ma alla 16ª mancava il putt che l’avrebbe portato a un colpo dal Willett e alla 17 ª con un bogey (73, +1) condivideva il secondo posto con Westwood.
In club house Danny Willett, che aveva seguito le ultime buche davanti alla TV, poteva dare finalmente dare sfogo alla sua gioia dopo aver riportato il trofeo in Europa a 17 anni dal successo dello spagnolo José Maria Olazabal (1999), mentre l’ultimo inglese a imporsi era stato Nick Faldo, al terzo titolo nel 1996 dopo quelli del 1989 e del 1990.
“Quanto mi sta accadendo - ha dichiarato il vincitore in sala stampa - è qualcosa di pazzesco, di surreale. Non riesco a descrivere le mie emozioni. Vincere un torneo è sempre un evento particolare, ma indossare la ‘giacca verde’ è qualcosa di eccezionale. E’ stata un’ottima settimana in cui ho sempre mantenuto un buon controllo mentale e nervoso. Non pensavo che il 67 finale potesse essere sufficiente, ma in realtà le cose sono cambiate così rapidamente che non mi sono quasi reso conto di quanto stava avvenendo. E’ fantastico essere il primo giocatore europeo a conquistare il Masters dopo tanti anni e soprattutto a seguire nell’albo d’oro un grandissimo connazionale quale è stato Nick Faldo”.
Danny Willett, al secondo Masters (38° nel 2015), ha siglato quattro titoli nell’European Tour dove lo scorso anno si è classificato secondo nell’ordine di merito alle spalle di Rory McIlroy. Ha ricevuto un assegno di 1.800.000 dollari su un montepremi di 10.000.000 di dollari, che sono ben poca cosa rispetto a quanto gli renderà il successo d’ora in avanti sotto tutti gli aspetti, ed è salito al nono posto nel World ranking.
Jordan Spieth, numero due mondiale e campione uscente, ha mantenuto la leadership con 140 colpi (66 74, -4) nell’80° Masters Tournament, il primo major stagionale che si sta svolgendo sul percorso dell’Augusta National GC (par 72), ad Augusta in Georgia.
In una giornata dalle condizioni molto difficili per il forte vento si è portato dal nono al secondo posto con 141 (70 71, -3) il nordirlandese Rory McIlroy, numero tre del world ranking e uno dei soli quattro concorrenti capaci di scendere sotto par (parziale di 71, -1), fornendo al torneo ulteriori contenuti molto interessanti per le ultime 36 buche. Naturalmente, anche se al vertice ci sono due dei tre più attesi protagonisti, perché il terzo, l’australiano Jason Day, 15° con 145 (+1), almeno per ora è un po’ indietro, i giochi non sono certo chiusi.
Sono in corsa ancora in tanti, a iniziare da Scott Piercy e dal neozelandese Danny Lee, terzi con 142 (-2), per proseguire con Brandt Snedeker, con il danese Soren Kjeldsen e con il giapponese Hideki Matsuyama, che è apparso uno dei giocatori più determinati e in forma, quinti con 143 (-1). Hanno chances anche i classificati all’ottavo posto con 144 (par): Dustin Johnson, Daniel Berger, lo spagnolo Sergio Garcia, l’inglese Danny Willett, l’irlandese Shane Lowry, il thailandese Kiradech Aphibarnrat e il dilettante Bryson DeChambeau, vincitore dell’US Amateur, che sull’ultima buca ha perso la seconda posizione per un triplo bogey da inesperienza.
Anche se non sta esprimendo un gioco convincente Jason Day può ancora riproporsi, ma a questo punto dipenderà anche dal ritmo di chi lo precede. Hanno ceduto gli inglesi Paul Casey e Justin Rose, 23.i con 146 (+4) dopo un 77 (+5) realizzato da entrambi, e dovrà rassegnarsi a subire la tradizione negativa del “Par 3 Contest” Jimmy Walker, stesso score, il quale si affiancherà a tutti i vincitori della gara-spettacolo che anticipa il Masters sin dal 1960 e mai in “giacca verde” nello stesso anno. Irrimediabilmente staccati Keegan Bradley, l’inglese Ian Poulter e lo svedese Henrik Stenson, 33.i con 147 (+3), l’australiano Adam Scott e il thailandese Thongchai Jaidee, 42.i con 148 (+4), Patrick Reed, il tedesco Martin Kaymer e il sudafricano Louis Oosthuizen, 47.i con 149 (+5), e Bubba Watson, ultimo dei 57 rimasti in gara con 150 (+6).
Hanno lasciato la compagnia Phil Mickelson, 58° con 151 (+7), il sudafricano Charl Schwartzel, Zach Johnson e Tom Watson, 66 anni e applaudito per tutto il percorso, 63.i con 152 (+8), il deludentissimo Rickie Fowler, Jason Dufner, il sudafricano Ernie Els, il nordirlandese Graeme McDowell e il fijiano Vijay Singh, 69.i con 153 (+9).
Jordan Spieth, al terzo Masters in carriera (secondo nel 2014 alle spalle di Bubba Watson e, come detto, campione uscente), ha segnato per la prima volta su dieci giri un punteggio sopra par (74, +2). In vetta dopo il turno iniziale con un 66 (-6), è partito con due birdie, ma un doppio bogey alla quinta buca è stato l’antefatto di un cammino piuttosto sofferto, pure se proseguito sempre al comando. Dopo un terzo birdie all’8ª sono arrivati due bogey di fila. Il birdie alla 15ª lo ha riportato in par, con tre colpi di margine su McIlroy, ma altri due bogey (16ª e 17ª) hanno praticamente rimescolato tutte le carte.
“Oggi - ha detto al termine il 23 texano di Dallas - è stata veramente dura. La partenza, per la verità, è stata da sogno, poi però il vento, con le sue raffiche mutevoli, e le condizioni del campo che sono cambiate nel corso del pomeriggio mi hanno indotto a pensare che il par sarebbe stato un buon risultato. Non è avvenuto, ma a conti fatti sono ancora in testa. Domani dovremmo incontrare le stesse difficoltà, se non maggiori, e il modo migliore di affrontarle sarà di far finta che stia cominciando un nuovo torneo e provare a battere soprattutto il campo. Si, giocherò insieme a McIlroy. Abbiamo effettuato insieme le prime 36 buche nella scorsa stagione e sarà sicuramente un round molto divertente, ma non ci saremo solo noi. Io credo che chiunque tra i primi 23 in classifica, con una prestazione sopra le righe, possa emergere”.
Rory McIlroy ha firmato lo score più basso insieme a Dustin Johnson, a Daniel Berger e a Troy Merritt (stessa posizione di Jason Day). Una prodezza se pensiamo che solo in dodici hanno ottenuto il 72 del par, mentre gli altri 73 contendenti sono andati sopra e molti anche abbondantemente. Il nordirlandese ha recuperato tre colpi a Spieth con parecchia sofferenza in avvio (due birdie, un doppio bogey e un bogey in sequenza dalla 2ª alla 5ª buca) e con un bel recupero nel finale con tre birdie nelle ultime sei buche dopo un altro bogey.
“I punteggi sono abbastanza eloquenti - il commento del quasi 27enne nordirlandese, che imponendosi nel Masters completerebbe il “grande slam” avendo già nel palmares gli altri tre major - per sottolineare le difficoltà odierne. Superate le prime nove buche con qualche danno, ma relativo se penso ai problemi che hanno creato, mi sono detto che avrei dovuto procedere pensando solo a salvare il par e a sfruttare i par cinque. Sono stato in grado di farlo e poi ho chiuso con un gran putt alla buca 16. Quello è stato il bonus che mi ha permesso di scendere sotto par. Sono veramente contento perché mi trovo nella posizione ideale per affrontare gli ultimi due giri”. Jason Day si è espresso con un 73 (+1) dopo due colpi guadagnati a metà strada (tre birdie e un bogey) e tre bogey nel resto del tracciato.
Il montepremi è di 10.000.000 di dollari, pari a quello di altri due prossimi major, l’US Open e il PGA Championship, e inferiore solo a quello del The Players Championship (12-15 maggio), il più ricco in assoluto con 10.500.000 dollari.
Jordan Spieth, numero due mondiale e campione uscente, ha subito attaccato prendendo il comando con 66 (-6) colpi nell’80° Masters Tournament, il primo major stagionale iniziato sul percorso dell’Augusta National GC (par 72), ad Augusta in Georgia. Lo seguono a due colpi il neozelandese Danny Lee e l’irlandese Shane Lowry (68, -4) e a tre lo spagnolo Sergio Garcia, il danese Soren Kjeldsen e gli inglesi Justin Rose, Paul Casey e Ian Poulter (69, -3).
E’ al nono posto con 70 (-2) il nordirlandese Rory McIlroy, numero tre del World ranking, e accusa un ritardo già importante l’australiano Jason Day, leader mondiale, 21° con 72 (par) colpi insieme a Phil Mickelson, Zach Johnson, al sudafricano Louis Oosthuizen, allo svedese Henrik Stenson, al nordirlandese Graeme McDowell e al thailandese Thongchai Jaidee. Un colpo in meno per Jimmy Walker, 13° con 71 (-1), seguito con una certa curiosità perché vincitore del Par 3 Contest, la gara spettacolo che anticipa l’evento. Infatti dal 1960, ossia da quando è stata istituita, chi se l’è assicurata non ha mai vinto il major nello stesso anno, ma Walker ha detto chiaramente che non è superstizioso e che crede nelle sue possibilità e la partenza non è stata poi così male..
Si prospettano problemi invece per Dustin Johnson e per l’argentino Angel Cabrera, 34.i con 73 (+1), per Keegan Bradley e per il tedesco Martin Kaymer, 43.i con 74 (+2), e per Bubba Watson, 54° con 75 (+3). Potrebbe invece essere già finito, sotto l’aspetto della corsa al titolo, il Masters di Jason Dufner, Patrick Reed, dell’australiano Adam Scott e del sudafricano Charl Schwartzel, 59.i con 76 (+4), e lo è sicuramente per Rickie Fowler, 81° con 80 (+8), che rischia anche il taglio. Sempre amato dal pubblico, il 66enne Tom Watson ha espresso brani di classe, tenendo il passo di Kaymer e Bradley, mentre non sono riusciti a dare soddisfazioni ai tanti fans che ancora li sostengono, il sudafricano Ernie Els e il fijiano Vijay Singh, 81.i come Fowler.
Jordan Spieth è al terzo Masters in carriera. Nel 2014 è giunto secondo alle spalle di Bubba Watson, lo scorso anno ha indossato la “giacca verde” e ora è ripartito dalla testa inanellando il quinto turno consecutivo da leader. Complessivamente nei nove giri disputati è sceso di 29 colpi sotto par e nell’occasione ha ottenuto il 66 con sei birdie. E’ la seconda volta che completa le 18 buche senza bogey, la prima nel 2015 (stesso 66, round due).
“Per la verità - ha detto il 23enne di Dallas - oggi avrei firmato per uno score di due colpi sotto par senza nemmeno scendere in campo. Invece, malgrado le difficoltà proposte dalla giornata, ho colpito la palla molto bene, cosa che non mi era mai riuscita così nel corso della stagione. Ora sento che il gioco sta andando nella giusta direzione. Ho avuto un ottimo feeling con il putter e se riesco a ottenere miglioramenti con i ferri direi che la condizione diventa perfetta. Lo scorso anno avevo iniziato con un 64, ma credo che il giro odierno sia stato qualitativamente superiore anche se il punteggio è stato più alto. Forse uno dei miei più belli in assoluto”.
Ha fatto parecchia altalena Rory McIlroy, che ha guadagnato due colpi al campo nella prima metà (tre birdie e un bogey) e ha percorso in par la seconda (un eagle, un birdie, tre bogey). “Non è stato facile - ha spiegato - giocare con il vento che quasi in ogni buca aveva direzione diversa. E’ stato difficile scegliere i bastoni, quindi è occorso soprattutto avere molta fiducia nel proprio swing e nelle intuizioni del momento e debbo dire che, tutto sommato, con questi concetti le cose hanno funzionato. Sono contento di quanto ho espresso e del punteggio. Forse potevo risparmiare un paio di colpi, ma essere al termine di una giornata difficile tra i top ten e a distanza recuperabile da Spieth è ben accettabile”.
E’ partito molto forte Jason Day, che nelle prime nove buche con un eagle e tre birdie ha fatto meglio di Spieth (tre birdie), poi tutto è cambiato dopo un bogey alla 10ª. E’ sembrato riprende la strada giusta con un birdie alla 13ª, ma ha avuto un vero tracollo tra la 15ª e la 17ª con la sequenza-bogey-triplo bogey-bogey.
Il montepremi è di 10.000.000 di dollari, pari a quello di altri due major, l’US Open (16-19 giugno, Oakmont CC, Oakmont, Pennsylvania) e il PGA Championship (28-31 luglio, Baltusrol GC, Springfield, New Jersey) e inferiore solo a quello del The Players Championship (12-15 maggio, TPC Sawgrass, Ponte Vedra Beach, Florida), il più ricco in assoluto con 10.500.000 dollari.
#day1
E’ ai nastri di partenza l’80ª edizione del Masters Tournament (7-10 aprile), il primo major stagionale che si svolgerà nella splendida cornice dell’Augusta National GC, il campo voluto dal mitico Bobby Jones ad Augusta in Georgia. Per il secondo anno consecutivo non saranno presenti giocatori italiani, dopo che dal 2010 al 2014 ne erano scesi in campo almeno due con Francesco Molinari sempre presente.
Farà da prologo al Masters il tradizionale Par 3 Contest (6 aprile), a metà tra gara e festa. L’evento non ha una buona fama: infatti da quanto è stato istituito (1960) nessun vincitore è mai riuscito a centrare il major nella stessa settimana. A vederla in maniera positiva è, però, vero che qualcuno lo ha fatto in anni diversi.
Difende il titolo Jordan Spieth, sceso da un paio di settimane al secondo posto della classifica mondiale, superato dall’australiano Jason Day grazie a due vittorie consecutive e di pregio (Arnold Palmer Invitational e WGC Dell Match Play). Sono due dei quattro giocatori che più ricorrono nelle previsioni della vigilia insieme al nordirlandese Rory McIlroy, numero tre del World Ranking, e all’altro australiano Adam Scott, numero 7, anch’egli in grande spolvero e con due titoli consecutivi conquistati a cavallo tra febbraio e marzo e altrettanto di valore (Honda Classic e WGC Cadillac Championship), anticipati da un secondo posto nel Northern Open.
In questo torneo Scott è stato battuto da Bubba Watson, che nelle considerazione è appena un gradino sotto, sia perché in buona forma, sia per i due Masters già al suo attivo (2012-2014) e anche per un possibile ricorso storico visto che sembra vincerne uno ogni due anni. Nella lista vanno accanto a Watson anche Rickie Fowler, Dustin Johnson, Patrick Reed, Phil Mickelson, che magari non ha la stessa loro condizione però vanta le credenziali di tre Masters conquistati, lo svedese Henrik Stenson e il sudafricano Charl Schwartzel, anch’egli vincitore stagionale sia nel PGA Tour (un titolo) che nell’European Tour (due). In una terza fascia di favoriti Zach Johnson, Keegan Bradley, lo spagnolo Sergio Garcia, il tedesco Martin Kaymer e l’inglese Justin Rose, tutti però poco brillanti fino ad ora.
Non mancano gli outsiders, o meglio forse dire i “guastatori” capaci di scompaginare i piani di tutti: ci riferiamo a Jason Dufner, Matt Kuchar, al sudafricano Louis Oosthuizen, al giapponese Hideki Matsuyama, al nordirlandese Graeme McDowell, all’australiano Marc Leishman e al thailandese Thongchai Jaidee. Non saranno in grado di vincere, ma avranno seguito e sostegno dal pubblico, Tom Watson, 66 anni, l’argentino Angel Cabrera, il fijiano Vijay Singh, l’inglese Lee Westwood, il tedesco Bernhard Langer e lo scozzese Sandy Lyle che a 58 anni disputerà per la 35ª volta il Masters (suo nel 1988), la 32ª consecutiva.
Alla gara prenderanno parte 89 concorrenti in rappresentanza di 24 nazioni, compresi 28 vincitori di major (16 Masters champions) e dieci giocatori che in epoche diverse sono stati numero uno mondiale. Saranno 38 i membri dell’European Tour. Il montepremi è di 10.000.000 di dollari, pari a quello di altri due major, l’US Open (16-19 giugno, Oakmont CC, Oakmont, Pennsylvania) e il PGA Championship (28-31 luglio, Baltusrol GC, Springfield, New Jersey) e inferiore solo a quello del The Players Championship (12-15 maggio, TPC Sawgrass, Ponte Vedra Beach, Florida), il più ricco in assoluto con 10.500.000 dollari.
Buca in uno di McIlroy - Rory McIlroy ha iniziato la settimana con il botto. Infatti nel corso del giro di pratica di lunedì 4 aprile ha realizzato una “hole in one” centrando dal tee la buca 16 (par 3, yards 170.) utilizzando un ferro 7. “Non credo di aver mai sentito un boato simile durante un turno di prova” ha detto il nordirlandese, che poi ha aggiunto: “Il gioco è stato soddisfacente e la hole in one il punto culminante”. Chris Wood, che giocava insieme a lui, ha commentato: “E’ stato un momento unico, anche un po’ folle con quelle grida. ed estremamente divertente”. A McIlroy manca solo il Masters per completare il “grande slam” avendo già vinto gli altri tre major (US Open, 2011, Open Championship, 2014, due US PGA Championship, 2012, 2014). Aveva avuto l’occasione di conquistarlo giovanissimo nel 2011, ma gettò al vento con un 80 finale un successo che sembrava scontato dopo tre giri.