Percorso tra le eccellenze vitivinicole sarde presenti ad Anteprima Cantinando 2015

Confcommercio Sud Sardegna e Comune di Pula protagonisti

31/08/2015

Di Matteo Ala

Anteprima Cantinando 2015 è un’ idea che nasce dalla dinamicità della nuova giunta di Confcommercio Sud Sardegna e si muove seguendo un percorso già tracciato in natura dalle infinite risorse che la Sardegna offre nel settore vitivinicolo. Come suggerisce il nome, questo evento è stato un anticipo di un progetto che prenderà il largo nei prossimi mesi.

Quello che arricchisce l’idea, rendendola unica o comunque garantendole una spiccata particolarità, è quello che c’è dietro alle realtà che operano in questo settore.

E’ Proprio ciò che a prima impatto non si vede, il concept delle varie cantine o aziende, il vero valore aggiunto che la Sardegna può offrire.

Qui, ogni azienda ha una sua storia particolarmente intensa, una filosofia seguita nel quotidiano che contribuisce concretamente a rendere assoluto il livello del prodotto.

Non ci si abbandona in nessun caso al semplice consumismo o alle regole del commercio, si accompagna l’attenzione al mercato con la cura dell’identità, perché è proprio questa l’anima dell’isola.

Un patrimonio prezioso che deve necessariamente essere salvaguardato, tutelato e costantemente promosso. Proprio al fine di perseguire queste finalità e seguendo questa logica diventano fondamentali i ruoli dei Consorzi di Tutela dei Vini che hanno collaborato alla realizzazione di Anteprima Cantinando anche grazie a Donato Ala direttore di Golfitaliano e responsabile della Comunicazione di Confcommercio ha potuto offrire ai consorzi Consorzio di Tutela Vini di Sardegna, Consorzio di Tutela Vini di Cagliari e Consorzio di Tutela Vino Carignano del Sulcis questa importante anteprima.

Il Consorzio di Tutela Vini di Sardegna nato nel 2007, presieduto da Gigi Picciau, conta come soci 30 aziende private, 8 cantine sociali e un Consorzio di secondo grado. Controllare la qualità e la tracciabilità dalla terra alla bottiglia, tutelare la produzione e l’uso della denominazione, valorizzare e promuovere i vini tutelati, interlocuzione costante con la pubblica amministrazione sono i quattro importanti obiettivi del Consorzio di Tutela Vini di Sardegna. Quattro i vini tutelati, il Vermentino di Sardegna, un vino bianco secco morbido prodotto in tutta l’Isola dal vitigno omonimo, il Cannonau di Sardegna, il più noto dei rossi della regione, un vino robusto, vigoroso e corroborante dal tipico colore rosso, il Monica di Sardegna, un rosso che deriva dal vitigno omonimo integrato per il 15% da altri vitigni a bacca nera e il Moscato di Sardegna, un vino giallo paglierino, dal profumo ampio e delicato e dal sapore dolce, fruttato e armonico.

 

Nuragus, Moscato, Nasco, Girò e Malvasia tutti con l’aggiunta “di Cagliari” e tutti DOC sono invece i vini tutelati dal Consorzio di Tutela Vini di Cagliari cui si è aggiunto di recente il Cagliari Vermentino. Al centro dell’azione promozionale del Consorzio, anch’esso nato nel 2007, presieduto da Sandro Murgia e che conta 16 aziende private e 7 cantine sociali, c’è il racconto del territorio da cui provengono questi vini; il primo obiettivo è che il contesto naturale dia alla produzione vitivinicola caratteristiche particolari e che non venga in alcun modo snaturato.

 

Un vitigno già presente in Sardegna tra i 3.500 e i 5.000 anni fa, il cui “frutto” è un vino robusto, di sapore raffinato, da invecchiamento. E’ questo invece l’obiettivo del Consorzio di Tutela Vino Carignano del Sulcis. Oggi l’ente consortile presieduto da Antonello Pilloni riunisce dieci soci, tre cantine sociale e sette imprenditori singoli. Grazie al Consorzio si è potuto avere un continuo miglioramento della qualità del prodotto e da alcuni anni si è avviato un progetto strategico per la vendita del vino nei mercati extra Ue, che con la l’aiuto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha facilitato l’esportazione delle aziende associate in tutti i cinque continenti. Quindi non solo promozione ma anche attività di controllo e miglioramento della qualità.

 

Attraverso l’evento di Anteprima Cantinando 2015, abbiamo avuto quindi l’onore e il privilegio di osservare da vicino le realtà che vanno a comporre l’anima effettiva di questi consorzi e non solo, dedicando il giusto tempo a ciascuna, proprio alla ricerca delle irripetibili caratteristiche di ognuna di esse.

Scoprendo così, non solo vini, ma anche e soprattutto storie.

Aziende che sono motivo di vanto e orgoglio sardo nel mondo, come le Cantine di Dolianova, a cui va attribuito sicuramente il merito, tra gli altri, di aver contribuito al consolidamento all’estero della fama dei vini della Sardegna. Queste nascono nel 1949, grazie alla spinta propulsiva dei produttori del territorio del Parteolla. Un obiettivo preciso e una strada chiara sin da subito, la della ricerca della qualità più assoluta. Infatti il vanto dell’azienda è sempre stato quello di valorizzare vini e vitigni tipici del territorio, ottenendo importanti riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali che ne attestano l’alto livello qualitativo.

Riconoscimenti che sono il giusto premio per le eccellenze e che da qualsiasi parte della Sardegna arrivino, danno lustro anche e soprattutto all’immagine dell’isola. Com’è successo a Cantina Santadi che ha ricevuto l’Oscar del Vino 2015 come miglior azienda vinicola, assegnato per il Terre Brune 2010. Una azienda che probabilmente non ha bisogno di particolari presentazioni ma che colpisce soprattutto per una continua ricerca all’insegna dell’innovazione collegata in maniera impeccabile con il rispetto della tradizione territoriale.

Coniugare la storia,la tradizione della terra con l’innovazione e la crescita in prospettiva non è solo retorica, l’esempio di Tenute Soletta risulta particolarmente appropriato e significativo in questo senso. Umberto Soletta coltiva tutt'oggi un vigneto ed un oliveto che dall'età di cinque anni ha impiantato assieme a suo padre ed ai suoi zii. Negli anni ha continuato a lavorare la terra e mantenuto viva una importante tradizione familiare, divenuta col tempo una missione. Nel 1996, essendo sempre più consapevole del fatto che il valore di un vino dipende anche dalla qualità del luogo in cui esso nasce, ha creato un enopolio, con il fine di trasformare e valorizzare un territorio che si è sempre distinto per la bontà dei suoi frutti, ma che richiedeva anche importanti interventi di recupero ambientale. Attraverso l'effettuazione di scrupolose bonifiche, abbinate all'attenta cura degli aspetti paesaggistici, ha ripristinato con tenacia la tradizionale tipologia di vigneto e conseguito significativi risultati, anche commerciali, realizzando un armonioso rapporto fra il naturale, a tratti selvaggio, ambiente circostante e l'opera dell'uomo.

Sulla stessa linea d’onda, sempre all’insegna della ricerca del giusto mix tra tradizione e modernità, tra rispetto per il passato e avanguardia per il futuro si inserisce anche la storia della Cantina Meloni , che ad un certo punto, nel corso della propria storia, si è guardata allo specchio ed ha visto e una delle maggiori cantine d’Italia per ettari vitati a produrre con il metodo del biologico. Dando uno sguardo fuori e si è accorta che una nuova vita la stava aspettando. Così, ha scelto di indossare il suo abito migliore. Abito che, in realtà, aveva già addosso: doveva solo mostrarlo. Partendo dalla vite e dalla sua foglia, origine naturale del vino, ha cominciato un percorso di vera e propria metamorfosi, con la consapevolezza che fare vini biologici significa offrire alla natura l’opportunità di esprimersi in libertà e di continuare a vivere dentro i suoi frutti. È così che quella stessa foglia è diventata una farfalla, piacevole rappresentazione della natura e della primavera, stagione dove tutto si rinnova, come la Cantina Meloni è riuscita a fare. 

Parlando di vini sardi nel mondo, ormai nel linguaggio comune appena si pensa ad un’etichetta sarda famosa a tutti anche fuori dall’isola, ecco che viene naturale parlare di Argiolas Vini. Cantina con una storia che ha le sue radici a Serdiana agli inizi del 900 e che adesso, di mano in mano, di sacrificio in sacrificio e di vendemmia in vendemmia è stata ereditata dalla terza generazione. Sono infatti i nipoti di Antonio Argiolas che conducono con successo le tenute di Serdiana, Sisini e Sa Tanca.

Radici profonde ma spesso anche particolari, come quelle che crescono e si sviluppano nei terreni sabbiosi dell’isola di Sant’Antioco a sud-ovest della Sardegna, dove ha casa la Cantina di Calasetta.

Terreni sabbiosi che danno la possibilità di coltivare la vite franca di piede, cioè con le sue radici originali, senza fare ricorso al porta innesto di vite americana. Questo assicura un patrimonio organolettico unico alle uve creando la condizione ideale affinchè i vigneti diano una produzione eccellente anche in età molto avanzata. Poi madre natura fa il resto, con i forti venti di maestrale, provenienti da nord ovest, il clima mediterraneo con estati calde e secche, uniti alle tecniche di allevamento tradizionali ad  alberello latino. Così vi sono tutte le condizioni ideali per la produzione del vitigno Carignano, probabilmente introdotto nell’isola dai Fenici verso il IX secolo a.C.

Sempre sulla stessa isola di Sant’Antioco, si trovano le Cantine Sardus Pater, con radici che si muovono sulle stesse caratteristiche naturali suddette. Il Sardus Pater era il Dio eponimo dei Sardi Nuragici venerato presso il tempio di Antas, questo viene usato come immagine simbolo dall’azienda che utilizza l’arte e le raffigurazioni provenienti dal quel mondo così antico e affascinante anche nelle etichette delle proprie bottiglie.

Immaginandosi così un’isola baciata dalla natura e con paesaggi mozzafiato, travolti da una pace sensoriale, da un silenzio rotto solo dai venti e dal rumore del mare, possiamo saltare idealmente verso un’altra realtà. Proprio dal silenzio, in particolar modo dal suono che si fa quando si invita al silenzio prima di degustare un buon vino, prende il nome la Cantina Siles. in località Is Prunis, i vitigni di Carignano e Moscato esprimono al meglio le loro potenzialità per via della brezza che dal mare apporta alle uve caratteristiche uniche.in località Is Prunis, i vitigni di Carignano e Moscato esprimono al meglio le loro potenzialità per via della brezza che dal mare apporta alle uve caratteristiche uniche.In località Is Prunis, i vitigni di Carignano e Moscato esprimono al meglio le loro potenzialità per via della brezza che dal mare apporta alle uve caratteristiche uniche.

Cullati ancora dall’ unico rumore del vento, possiamo proseguire il nostro percorso immaginario, incontrando le Cantine Locci Zuddas. L’azienda propone una linea di vini che racconta la Sardegna e lo fa proprio attraverso i venti. Quei venti che, dall’alba dei tempi, scivolano incessantemente sulla terra e sul mare. Quei venti che accompagnano lo scorrere delle stagioni, il lavoro degli uomini. Che portano i profumi lontano. Venti di Sardegna, legati ai prodotti della terra e quindi anche al vino che, proprio per questo, contiene l’anima del vento che lo ha visto nascere. Nascono così vini dal carattere forte e intenso, ognuno con una propria personalità, capace di trasmettere un’atmosfera unica ed inconfondibile.

Proseguendo verso la parte settentrionale della provincia di Cagliari, arriviamo in una regione storica della Sardegna che nel settore vitivinicolo ha la sua anima da sempre: la Trexenta. Per percepirne la profonda anima agricola basti analizzare il nome che potrebbe derivare dal plurale neutro latino "trecenta", ad indicare forse qualche misura agricola (per esempio trecenta iugera, equivalente a circa 75 ettari) o l'esistenza di trecento entità (per esempio granai, aziende agricole, fortezze o altro). Qui si possono apprezzare le eccellenze di Cantina Trexenta, tra il gusto caldo e persistente del Cannonau, il caratteristico retrogusto sapido della Monica, il sapore fruttato e persistente del Vermentino e il fresco e delicato gusto del Nuragus.

Rimanendo ad una manciata di chilometri da Cagliari, a Monserrato, ci si imbatte con una delle cantine sociali più antiche d’Italia,di sicuro la prima nata in Sardegna: Cantine Pauli’s.

Una storia comune ad altre realtà italiane cooperative e non solo: il passaggio dalla quantità alla qualità. Oggi che i soci conferenti sono oltre 300, per un totale di 740 ettari, la qualità è diventata un imperativo categorico, valore etico e di affermazione della propria identità, ma anche strumento imprescindibile per essere competitivi ed espandere la propria presenza oltre i confini nazionali. È per questo che negli ultimi anni la Cantina Sociale di Monserrato si è lanciata in un nuovo corso che, senza abbandonare la fonte di reddito sicura dei numerosi aficionados della damigiana a chilometro zero, ha puntato a valorizzare il grande patrimonio viticolo della zona con una selezione di prodotti imbottigliati pensati con rigore dalla vigna all’etichetta.

Eccetto alcune modeste presenze in uvaggio di Chardonnay, Sangiovese e Montepulciano, sono i vitigni autoctoni a identificare in modo netto le cinque linee del marchio Cantina Pauli’s. In purezza e in blend, i protagonisti sono sempre Nuragus, Nasco, Vermentino, Moscato di Cagliari per i bianchi; Cannonau e Monica per i rossi che raggiungono il vertice qualitativo nelle linee Eccellente e Prestigio.

Sempre nel cagliaritano, nella zona del Parteolla si assiste ad una grande varietà del paesaggio, in parte montuoso, in parte pianeggiante e coltivato, irrigato da brevi corsi d'acqua, una terra molto vocata per la produzione vitivinicola di qualità. Qui, dove la tradizione contadina esalta sapori antichi e tramanda l'arte del pane e del dolce fatto in casa, la famiglia Massidda ha strappato alla natura selvaggia 40 ettari di vigneto; coltivati con l'amore per le cose che richiedono sacrificio e impegno offrono vini particolarmente ricchi e apprezzati nella loro variegata specificità.

Storie davvero uniche, belle da raccontare, da conoscere e tramandare, anche e soprattutto perché mosse da straordinario intuito umano. Storie personali.

Esempio calzante quello dell’azienda Parco di Castiadas, una storia che da Parigi ci riporta in Sardegna.

L’idea di produrre del vino di qualità per soddisfare il palato proprio e quello degli amici con cui condividere serate gioiose, emozioni e sensazioni venne, difatti, nei primi anni di questo millennio durante una cena a Parigi in uno splendido ristorante di Porte Maillot, durante una bella giornata dalle mite temperatura all’inizio dell’estate tra amici di vecchia data Beppe, Michel e Franco. Michel Grosbost, parigino doc, manifestò la sua intenzione di acquistare un “vignoble” nel Midi della Francia per produrre del vino di ottima qualità così da appagare il suo desiderio di cogliere le cose buone della vita.

Gli amici Beppe e Franco La Sala, anch’essi sensibili a questi richiami, prontamente propongono di realizzare un “vignoble” tutti insieme in Sardegna, dove i raggi di sole sono più vigorosi, dove la natura è particolarmente vocata alla viticoltura e dove possono essere prodotti vini di elevata qualità e gusto.

Michel, che ama la Sardegna, non ci ha pensato molto a condividere la proposta degli amici Cagliaritani.

E’ stato dato l’incarico ad un agronomo di individuare un terreno particolarmente adatto ai vini rossi di grande struttura, avente disponibilità di acqua e inserito in un microclima particolarmente favorevole.

La scelta cade sul territorio di Castiadas, nel sud est della Sardegna, famoso per il Capo Ferrato dove fu acquistato un terreno sabbioso, derivante da disfacimento granitico, dotato di adeguata pendenza, confinante con il parco naturale Regionale Minni-Minni, protetto dai Monti dei Sette Fratelli alti circa mille metri, adiacente alla sorgente Rio S’Acqua Callenti.

Ed è qui che sono stati messi a dimora viti di Cannonau, Carignano, Merlot e Cabernet Sauvignon secondo una sapiente proporzione suggerita da enologi ed agronomi di maturata esperienza da cui nascono il pregiato vino Kastia – moderato, Cannonau a DOC ottenuto dalle uve di Cannonau. Altro vino importante è il Kastia – adagio, vino a Indicazione Geografica Tipica della Sardegna, risultato di un sapiente uvaggio avente come base le uve di Carignano, affinato con uve di Cabernet Sauvignon e Merlot, ricco e strutturato.

Cercando di scoprire storie e filosofie che vi sono dietro le aziende, risulta naturale oggi, andare a cercare informazioni sui nuovi mezzi di comunicazione, internet e i social media; dove la cura dell’immagine e della comunicazione sono i requisiti primari per avere successo.

In questo contesto Cantina Mesa, Audarya e Muxurida hanno centrato pienamente l’obiettivo. Questo non significa che non abbiano, come le altre cantine di cui abbiamo parlato, una loro storia particolare o una identità ben precisa. Queste hanno sicuramente le stesse caratteristiche sopracitate ma l’impatto visivo con i loro siti, social o blog colpisce in maniera particolarmente positiva.

Non poteva essere altrimenti per Cantina Mesa, il sogno realizzato da Gavino Sanna, il pubblicitario sardo più famoso e premiato nel mondo. Il nome Mesa, che in sardo significa tavola, rappresenta in sole quattro lettere l’essenza della cantina: amore materno,nutrimento,convivio,semplicità e profumi.

Comunicare sui nuovi media permette anche di trasmettere in maniera chiara e diretta la propria mission, instaurando un vero e proprio rapporto con il cliente, come Audarya Vini è riuscita a fare in maniera eccellente. Fa sempre piacere distinguere un’etica dietro al commercio, una passione genuina che arriva diretta al cuore del consumatore. Audarya nasce infatti da una tradizione lunga un secolo. 35 ettari di vigneti, con la cantina al centro, immersa nelle vigne.

Una cantina che vuole essere anche luogo di degustazione, mentre si ammirano i vigneti, con l’occhio libero di vagare fino all’antica chiesetta di Sibiola, dall’altro lato della valle. Qui vi sorgerà anche il museo del vino, con gli attrezzi del secolo scorso, recuperati e restaurati. Il nome Audarya significa “nobiltà d’animo”, in una antica lingua orientale, ed è stato scelto perché l’azienda crede in un modo di fare impresa che sia rispettoso di tutto ciò che è attorno alla vita di una società.

E’ di grande spessore anche la cura comunicativa dell’ Azienda Vitivinicola Muxurida.

L’azienda ha radici profondissime, nasce infatti alla fine del 1700, quando Emanuele Sitzia originario di Quartu e sua moglie Annica Floris di Armungia coltivarono nella loro terra i primi vitigni.Nel tempo l’azienda passa da padre in figlio specializzandosi sempre di più nelle produzioni, nella cura dei vigneti e nella produzione del vino. Oggi ha 7 vitati con Semidano, Cannonau di Sardegna, Carignano, Nasco, Nuragus, Montepulciano, Barbera sarda e Girò; sta inoltre lavorando al recupero di alcune varietà di uve endemiche e autoctone del territorio che attualmente sono quasi scomparse o relegate a relique: due vitigni a bacca rossa e quattro vitigni a bacca bianca.

Conoscere queste aziende significa arricchirsi personalmente, apprezzare a fondo ciò che la Sardegna offre, immergendosi in mondi che ti permettono di saltare dal passato al presente.

In Sardegna, un vino non può mai essere semplicemente racchiuso in una bottiglia.